Piacere all’uomo a una certa età.

 

Ogni tanto sento con dispiacere qualche amica dire: "Ormai, alla mia età, sarà difficile competere". Molte donne son convinte che il loro fascino vada inesorabilmente a farsi friggere con il passare del tempo.

È falso! Certo che rimanere fascinosa comporta sacrifici e dedizione ma ci sono i margini per poterlo fare.

"Piacere a qualcuno" semplificando si compone di due componenti separate e distinte che sono la bellezza e la saggezza. Da giovane sei magari più tecnicamente bella ma poco saggia; invecchiando, diminuisce inevitabilmente la bellezza "tecnica" ma aumenta la saggezza. Buttiamo lì un “teoremino” J : Il fascino della donna rimane costante se il prodotto della bellezza fisica per la saggezza rimane costante. J Se sei  in grado di mantenere questo equilibrio sarai sempre bella. Sì, ma cos'è il fascino? Credo che nessuno sia mai riuscito a definirlo però ti dico una cosa: tutte le donne che non hanno mai rinunciato a piacere o a piacersi sono affascinanti. Sicuramente la volontà di piacere o di piacersi fisicamente è un buon motore di sviluppo del fascino. L’altro indispensabile motore di sviluppo del fascino è l'intelligenza, la cultura, la capacità di comprendere, ma anche la capacità di combattere per un principio o per qualcosa in cui si crede: quella luce negli occhi che la donna intelligente, combattiva magari anche "arrabbiata" ma non acida, mantiene finché vive è qualcosa che ha un fascino enorme estremamente difficile da spiegare.

Un bel sorriso con tutte le rughe che ci volete mettere rimane qualcosa di estremamente seducente nel senso più sublime del termine. Quel sorriso che solo chi nel tempo è riuscita, beata lei, a conservare una dolcezza, una benevolenza e una curiosità da ragazzina, può avere. Quel sorriso, magari sofferente e solo accennato, che sa esprimere anche chi ha perduto dolcezza e benevolenza in mille battaglie purché fossero battaglie per dei principi, dei valori, non battaglie contro padri, ex-mariti, suoceri o figli rompiballe. Le battaglie famigliari sono battaglie contro te stessa non per te stessa. Poni molta attenzione a scansarle... quelle battaglie ti tolgono qualcosa dall'anima e alla lunga dallo sguardo. Quelle rughette di fianco agli occhi, quando derivano da una vita vissuta combattendo battaglie per te stessa e per quello in cui credi, sono estremamente affascinanti esattamente come lo sono negli uomini.

Gli occhi... nota quanta importanza abbiano gli occhi, il modo di guardare. Nessun chirurgo plastico potrà mai darti agli occhi quella luce che viene direttamente dal tuo cervello e dalla tua anima.

Spesso ho assistito a discussioni tra donne su come sembrare più giovani. Posto che non ne comprendo l’obiettivo (gli anni che hai sono quelli) proviamo inquadrare la questione.

Lo stereotipo della giovinezza fisica femminile è antropologicamente inquadrabile in tre parametri quali il peso, l’altezza e la capigliatura. Lo stereotipo di ragazzina è un corpicino magro, piccolo in altezza, capigliatura lunga e folta e vestiti giovanili. All’invecchiamento si associano ingrassamento e accorciamento dei capelli. È semplice notare come alle quaranta/cinquantenni bassine e magrine vengono dati almeno dieci anni di meno. La magrezza in generale fa perdere un po’ di anni se poi è associata a una bella capigliatura gli anni in meno aumentano. Tutto il resto di cui vogliamo discutere è inutile. La natura i suoi riferimenti li conosce bene e gli ormoni meglio ancora. Gli ormoni ragionano secondo natura e che tu abbia una rughetta in più o in meno non sposta minimamente la loro reazione. Anzi, le rughette ben interpretate fanno “vissuta”; le rughette piallate fanno innaturale.

Per cui è inutile andare alla ricerca di chissà cosa. I riferimenti della giovinezza li hai sotto gli occhi tutti i giorni.

In ultimo un look giovanile contribuisce a svecchiare l’immagine.

Credo che un abbigliamento relativamente giovanile stia sempre bene a una donna, a patto che per giovanile si intenda semplice, sportivo, colorato e spiritoso. Tanto meglio se associato a un corpo leggero ma in ogni caso è sempre piacevole.

La nota stonata arriva quando per abbigliamento giovanile si intende vestirsi in modo aggressivo e “espositivo” di parti del corpo. Ricordi quando parlavamo dell’effetto dei pantaloni a vita bassa con i lardelli esposti di una quindicenne? Dicevamo che si perdona tutto a una quindicenne; a una quarantenne no. La stessa visione di una quarantenne suscita un effetto diverso nei maschietti che provoca commenti tipo “Ma come cazzo è messa quella?” o “Cazzo, perché non si copre… non sarebbe neanche da buttare, ma conciata così…”.

Insomma alla giovincella è permesso tutto, alla “grandicella” no. Quando una donna ha una certa età non credo che sia più conveniente esporre parti del corpo, perché non “suonano” bene. “L’esposizione” a una certa età richiama immediatamente la “necessità di maschio” cosa che non è “produttiva” come abbiamo visto diversi capitoli fa. J

Qualora, a una certa età, tu avessi ancora un corpo “concorrenziale” sottolinealo con un vestito aderente o con un abbigliamento giovanile ma evita “l’esposizione” decisa a meno che il tuo fisico e la tua interpretazione non siano veramente all’altezza del gioco. Conosco cinquantenni capaci di interpretare in modo auto-ironico lo stereotipo di ragazzina che, vestite in modo molto giovanile, sono veramente uno spettacolo. Naturalmente bisogna essere in grado di trasmettere in modo immediato il messaggio di “non prendersi troppo sul serio”.  Giocare non si nega a nessuno a qualsiasi età. Spingendosi oltre conosco settantenni con dei capelli medio lunghi, fisico esile e tanto “cranio” che, per quanto potrei essere loro nipote, mi affascinano moltissimo. Saggezza, cultura, curiosità, vita vissuta e mancata rinuncia alla propria femminilità, non per la “necessità di maschio”, ma per una propria coerenza, fanno un mix veramente affascinante.

Ma l’uomo di una certa età subisce l’attrazione? Bisogna innanzitutto capire che anche l’uomo non ha più bisogno di sposarsi per poter vivere e l’offerta di sesso da parte del mondo femminile è, a una certa età, abbondante. Mentre il maschietto da giovane non può fare a meno di una donna, perché gli ormoni comandano J , quando arriva a una certa età comincia a fare dei bilanci costi/benefici. L’uomo comincia a valutare gli aspetti positivi di vivere da solo e non invidia per nulla gli amici sposati. Complice la ridotta attrattività fisica delle sue coetanee comincia anche a gestire il “bisogno fisiologico”.  In sostanza aumenta la sua indipendenza sessuale dalla donna e comincia a considerare simpatia, cultura e carattere come indispensabili. Frasi tipiche di questo periodo che puoi udire dagli uomini sono:

-          “ la vera parte pregiata del rapporto sessuale non è la figa, è il cazzo, perché se il cazzo non tira, il rapporto sessuale non c’è.“

-          “ma dimmi che senso ha pagare una prostituta per far fatica… dovrebbe pagarmi lei…”.

-          “perché dovrei fare tanta fatica per scoparmi questa qui? Stasera mi tocca stancarmi e domani farmi rompere i coglioni.”.

-          “Una donna bisogna avere il piacere di vederla in tutte le stanze, non solo in camera da letto.”

Mi scuso per la “crudezza” delle frasi ma questo è quello che si sente.

Questo andazzo crea un dramma a coloro che sono cresciute nelle relazioni sociali con la “teoria delle calze nere”. Se fin da piccola hai trovato comodo “lavorare” sugli ormoni del maschietto giocando molto sul corpo, sul sesso e via dicendo non solo hai avuto poco, perché in sostanza hai avuto solo maschi innamorati perché ingrifati, ma è anche possibile che il vero affetto tu non l’abbia mai conosciuto. Avendo costruito la vita relazionale senza concepire affetto, rispetto e stima, arrivata a una certa età, “svalvoli” perché non comprendi cosa stia cambiando. Tutto sta cambiando perché non sei più giovane. Ti stanno facendo credere di esserlo, fa parte del tele-business ma non lo sei più. Porti nei confronti degli uomini nel modo in cui ti ponevi 20 anni fa non funziona più. È semplice da capire, un po’ meno da accettare, ma non ci sono alternative. L’alternativa è non capire e diventare incazzereccia e acida peggiorando solo la situazione, perché tutto ciò all’uomo è sempre più insopportabile. Magari la sopportava a 20 anni quando la “contropartita” era irresistibile, poi però la valutazione costi/benefici lo porta a darsi alla fuga.

Non ci prendiamo in giro; fino a un centinaio di anno fa a quaranta, quarantacinque anni si era fisicamente vecchi e forse lo si è ancora oggi. Il fatto che ci si trovi ancora a 50 anni a dare la caccia all’anima gemella non significa che abbia un senso naturale; magari ha un senso sociale ma la natura ci aveva programmati per smuovere gli altrui ormoni fino a venti, venticinque anni. Fino a un paio di generazioni fa le donne erano “da sposare” entro i vent’anni, fino ai venticinque erano a rischio, poi erano zitelle. J Il tutto ha una sua logica nell’ambito del destino di fattrice che richiedeva una giovane età per “riprodursi” nelle migliori condizioni statistiche. Inoltre si considerava che, se nel picco della sua attrattività la donna non avesse trovato marito non l’avrebbe trovato più. Questa è la storia, per cui è evidente che a cercar compagni a 40 anni siamo completamente al di fuori di quello che natura e società hanno fatto per il solito milioncino di anni. È un mondo nuovo con nuove difficoltà.

Mi sembra il momento di soffermarci sulla classica domanda che salta fuori quando si parla di queste cose: “Ma agli uomini piacciono le ragazzine?” Bene, la risposta è decisamente si! Coloro che piacevano all’uomo a, poniamo, 18 anni non vedo perché non dovrebbero piacergli a 40 o a 60 anni. Infatti, piacciono a tutti e, chi ti dice di no, mente in modo spudorato. Attenzione però, non ho detto che tutti gli uomini di una certa età “andrebbero” con le ragazzine, dico solo che piacciono loro. L’uomo, “sente” sempre la bellezza delle ragazzine ma non è detto che le faccia diventare un oggetto sessuale perché ne rifiuta il “cervello” giovane. Come abbiamo già visto l’uomo a una certa età cerca qualcosa di più. Non ha più voglia di gestire litigi e capricci tipici della giovane età. Ne segue che l’ostacolo che incontra la ragazzina nel sedurre l’uomo di un certo pregio e di una certa età è più mentale che fisico. Per sedurre l’uomo di una certa età la ragazzina dovrebbe dimostrare una “saggezza” che lo porti a pensare che valga la pena di mettersi in gioco.

Certo che, se “l’uomo di una certa età”, dopo aver tristemente scansato la ragazzina, trova una non più ragazzina meno saggia della ragazzina allora si dà alla fuga e spesso, fuggendo, commenta circa così: “… ma che razza di ignorante rompicoglioni…”. L

Si mettano subito il cuore in pace le “non colte”, il termine “ignorante” non fa riferimento a loro. Per capire meglio cosa intendono molti uomini quando usano il termine “ignorante” dobbiamo soffermarci e filosofeggiare un po’. J

In realtà non fanno riferimento a un’ignoranza tecnica ma più propriamente fanno riferimento a una “ignoranza relazionale”.

Per ignoranza normalmente si intende “non sapere”. Prescindiamo un istante da questo significato anche perché, se per ignoranza si intende la mancanza di sapere, siamo tutti tecnicamente ignoranti.

 Ne segue che, al limite, l’ignoranza è un concetto relativo per cui bisogna che esista un elemento di paragone. Alle volte sento parlare persone che, non avendo studiato, si definiscono ignoranti e non è corretto. L’ignorante non è colui che non sa ma colui che manifesta di non sapere perché “ignora di non sapere”.  Non è un caso che “So di non sapere”, fosse un motto caro al vecchio Socrate.  Seguendo il ragionamento, “ignorante” non è colui che non capisce ma colui che manifesta di non capire. È la manifestazione dell’ignoranza che fa l’ignorante, che da “fastidio”. Infatti, possiamo definire “ignoranti” persone molto colte semplicemente perché nell’ambito di una conversazione gridano, non fanno parlare gli altri, si incazzano. Possiamo definire ignoranti persone arroganti, maleducate, anche se tecnicamente sono relativamente colte.

Perché “ignoranza” è, in sintesi, la “manifestazione” della stessa ovvero un’incapacità di relazionare correttamente che molto spesso muove i suoi passi dalla sbagliata considerazione della propria posizione rispetto al nostro prossimo. Il bambino che fa i capricci è un bambino, l’adulto che fa i capricci è un ignorante perché non sa che è adulto, non gli è più scusato di fare il bambino.

Chi grida per avere ragione può essere ignorante tre volte, primo perché non sa che da fastidio, secondo perché non sa che potrebbe aver torto, terzo perché non sa che relazionare dovrebbe essere un piacere. J  Odiare tutti, non tollerare alcunché, lamentarsi di tutto sono altre manifestazioni tipiche di questa “ignoranza”. Se uno sapesse di non aver alcun diritto in più degli altri, capirebbe che, odiando tutti, odia se stesso, non tollerando, non tollera sé stesso, lamentandosi di tutto si lamenta di se stesso, infatti, coerentemente “gli altri” lo emarginano dalla vita sociale.

In sostanza questa ignoranza sociale potrebbe essere definita con una buona approssimazione, mancanza di saggezza o meglio l’“ignoranza sociale” è la prima manifestazione della mancanza di saggezza.

Questa condizione viene poco tollerata dall’uomo di una certa età, e curiosamente non è proprio più tollerata dall’uomo attorno ai sessanta sessantacinque anni che, invece, la chiama più politicamente “esuberanza”. Facendo riferimento alla summenzionata questione dell’attitudine alla vita  di relazione della donna, abbiamo visto come, di fatto, è un’altra responsabilità dell’uomo che in passato ha sempre teso a confinare la donna tra le mura domestiche.

Tutte le osservazioni che ho fatto in questo paragrafo non vogliono essere disincentivanti, anzi. Non mollare mai di cercare di piacere... conosco tantissime donne da almeno trent'anni e credimi, le veramente belle di oggi sono più facilmente tra quelle che non si sono mai considerate belle ma hanno sempre cercato di esserlo (belle in tutti i sensi). Naturalmente è fatica, il rimanere belle fisicamente in età richiede grande attenzione al peso, all’alimentazione e una grande capacità di rimettersi frequentemente in discussione, ma son fatiche ben remunerate. 

vai alla mia Home Page